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Il Territorio
‘’Nelle sue falde si fanno i vini più squisiti chiamati da’ Napoletani Lagrima e Greco, e frutta le più delicate; e ciò si attribuisce alle ceneri che cadono dal Monte sul sottoposto terreno, le quali impregnate di solsi, e mischiate colle acque piovane rendono fertilissime le campagne, e più saporose l’erbe e le frutta’’
Dal campo alla tavola
Il Vesuvio, uno tra i vulcani più famosi del mondo
Così scriveva lo storico e scrittore Giuseppe Sigismondo, affascinato dalla vitalità di una terra tanto martoriata dai cataclismi, ma altrettanto vitale e benevola. Nel nostro territorio alberga un ospite tanto noto quanto temuto, ossia il Vesuvio, uno tra i vulcani più famosi del mondo, alto circa 1281 m e che ha alle spalle millenni di storia.
Il Vesuvio è stato protagonista di molte opere letterarie nel corso dei secoli; l’etimo del nome italico Vesuvius deriva dalle radici indo-europee *aues (illuminare) o *eus(bruciare). Il ceppo nominale *Uěsěuo- si è modificato col tempo in Věsēvus. Il Vesuvio costituisce il più importante complesso vulcanico attivo dell’Europa continentale e si trova a circa 17 km a Sud-Est da Napoli; bisogna dire che le vicende di questa antica regione, denominata dai romani come Campania Felix per la mitezza del clima, fertilità del suolo e bontà dei suoi prodotti, sono sempre state legate indissolubilmente con le manifestazioni di attività del vulcano stesso: movimenti tellurici ed eruzioni vulcaniche.
Secondo gli studiosi, le popolazioni che vivevano alle falde del Vesuvio prima del I° secolo a. C., erano del tutto inconsapevoli che tale vulcano fosse attivo e pericoloso a causa delle possibili violente eruzioni di lava, anche se alcuni letterati greci, primo tra tutti lo scrittore Strabone e poi Diodoro Siculo, nel I secolo a. C., avevano ben individuato il profondo nesso tra “il fiume di fuoco (lava) e Vesuvio”. I successivi intellettuali latini, Seneca, Sisenna, Plinio il Vecchio, Vitruvio, Virgilio, Columella ed altri, ignari che il gigantesco monte avesse un passato di sconvolgenti eruzioni, lo battezzarono come locus amoenus, ossia inizialmente lo apprezzarono per i suoi giardini, per la sua coltivazione orticola e per la sua notevole attività vinicola.
Il noto poeta contemporaneo Giacomo Leopardi, definisce il nostro Vulcano come Sterminator Vesevo e ricorda che :
17.Questi campi cosparsi
18.di ceneri infeconde, e ricoperti
19.dell’impietrata lava,
20.che sotto i passi al peregrin risona;[…]
24.fur liete ville e colti,
25.e biondeggiàr di spiche, e risonaro
26.di muggito d’armenti;
27.fur giardini e palagi,
28.agli ozi de’ potenti
29.gradito ospizio; e fur città famose
30.che coi torrenti suoi l’altero monte
31.dall’ignea bocca fulminando oppresse
32.con gli abitanti insieme
(La ginestra o il fiore del deserto, 1836)
Allo stato attuale, il vulcano è in fase di quiescenza; si limita ad emettere visibili fumarole all’interno del cratere e le sue falde sono intensamente abitate e coltivate. Case, alberghi, ristoranti, villette, palazzi, hotel e uffici sono stati edificati fino a 700 metri di altura, pertanto l’edilizia è ampiamente sviluppata attorno al vulcano. Per quanto riguarda l’altezza ed il profilo del Vesuvio, esse hanno subito nel corso dei millenni evidenti variazioni, a causa delle successive eruzioni e degli innalzamenti ed abbassamenti del suolo.
Ciò che indubbiamente cattura l’occhio dell’osservatore è il favoloso panorama che è offerto dalla cima del vulcano. Dalla sua altura, guardando verso il basso, è possibile ammirare di fronte a sé il mare di Torre Annunziata, tutto il Golfo di Napoli, la Penisola Sorrentina, Castellammare di Stabia, Torre del Greco, Capri, Procida ed Ischia. Di sera la vista è ancora più suggestiva poiché il tutto è illuminato dalle luci dei lampioni, dallo scintillio delle stelle e dalla luminosità della luna che si riflette in tutta la sua bellezza, nelle acque del Golfo di Napoli che bagna i diversi paesi vesuviani.
Quando si parla di Vesuvio, si intende il complesso Somma –Vesuvio, ossia il vulcano insieme al Monte Somma; bisogna dire tuttavia che i territori vesuviano e sommano si differenziano per alcuni aspetti ambientali e si accomunano per altri, in particolare per la forte antropizzazione che caratterizza i versanti più bassi di entrambi i rilievi. Per quanto attiene le differenze, va detto che il primo si presenta più arido e assolato, con una tipica vegetazione spontanea di tipo mediterraneo, pinete e boschi di leccio;
il secondo è più umido con una vegetazione boschiva che ricorda quella di tipo appenninico, con boschi misti di castagno, querce, betulle, acacie ed aceri.
L’opera di colonizzazione dei suoli lavici ha inizio poco dopo il raffreddamento ed è dovuta al lichene pioniere Stereocaulon Vesuvianum, di colore grigio il quale è il primo essere vivente ad insediarsi sulla lava raffreddata preparando il suolo per l’attecchimento delle piante. Ricopre interamente le lave vesuviane e le colora di grigio, facendo assumere alla lava riflessi argentati nelle notti di luna piena.
L’elenco floristico comprende ben 906 specie diverse; tra esse è da segnalare anche l’alto numero di specie di orchidee, ben 23, e la ginestra, presente anch’essa in diverse specie: Genista tinctoria, Genista aetnensis, quest’ultima importata dall’Etna nel 1906 e oggi ampiamente distribuita su tutto il territorio vesuviano.
Il Parco Nazionale del Vesuvio
Il Parco Nazionale del Vesuvio nasce ufficialmente il 5 giugno 1995 e rappresenta una riserva di biosfera del MAB Unesco(Man and the Biosphere). Viene istituito al fine di conservare le specie animali e vegetali, le associazioni vegetali e forestali, le singolarità geologiche, i biotipi, i valori scenici e panoramici, i processi naturali e gli equilibri ecologici del territorio vesuviano. Le finalità comprendono anche:
1) l’applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;
2) La promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;
3) La difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici.
Nel caso del Parco Nazionale del Vesuvio, i compiti e le valenze si fanno decisamente più ampie tenendo conto il fatto che si tratta di dover difendere e valorizzare il vulcano più famoso del mondo, ma, nel contempo, anche uno dei cinque vulcani più pericolosi al mondo per la fortissima conurbazione urbana che negli anni si è andata formando intorno ad esso.
Il Parco Nazionale del Vesuvio rappresenta quindi un’anomalia nel panorama dei Parchi naturali europei, una sorta di scommessa dell’ambientalismo mondiale tesa a recuperare la selvaticità e il fascino del Vesuvio e del Monte Somma, strappandolo all’incredibile degrado cui era pervenuto. Sotto il profilo mineralogico il territorio del parco è celebre per essere uno dei territori più ricchi di minerali del pianeta. Sotto il profilo vegetazionale e floristico la ricchezza trofica dei suoli lavici ne fa una delle aree più ricche di specie in rapporto alla ridotta estensione.
Sono note ben 906 specie vegetali per il complesso vulcanico Somma-Vesuvio, tra queste figurano la Betulla, l’Ontano Napoletano, l’Elicriso Litoreo, la Valeriana Rossa, oltre a più di venti specie di orchidee, a molte piante della macchia mediterranea. Anche la fauna è particolarmente ricca sia tra gli invertebrati, numerose ad esempio sono le farfalle diurne presenti con 44 specie, che tra i vertebrati con la nidificazione, tra l’altro vi sono la poiana, lo sparviere, il gheppio, il pellegrino, il corvo imperiale, e la presenza della volpe, della faina, della lepre, del coniglio selvatico e del topo quercino.
La ricchezza dei suoli lavici su cui si estende il parco fa del Somma-Vesuvio, come per gli altri vulcani in genere, una terra ricchissima per l’agricoltura, con la coltivazione di varietà che acquistano caratteristiche organolettiche uniche. E’ il caso dell’albicocca vesuviana, presente con numerose varietà colturali, delle ciliegie, dell’uva, da cui si ricava il vino D.O.C. Lacryma Christi e l’uva Catalanesca, dei pomodorini del piennolo. Nell’area è possibile osservare i depositi di diverse eruzioni storiche e le forme generate dall’azione degli agenti esogeni sulle originarie coltri piroplastiche. Questi depositi sono poi stati lentamente colonizzati dalla vegetazione: si osserva quindi una successione dei tipi di vegetazione che operano questo tipo di colonizzazione, a partire dal primo anello della catena, un lichene detto Stereocaulon Vesuvianum; da citare la famosa ginestra decantata dal poeta G. Leopardi nella sua celebre poesia. Il Parco occupa una superficie di 8482 ettari ed interessa il territorio di 13 comuni: Ercolano, Torre del Greco, Trecase, Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno, S.Giuseppe Vesuviano, S.Anastasia, Ottaviano, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia, Massa di Somma e S. Sebastiano al Vesuvio.