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La Produzione Agricola
La terra vesuviana è sempre stata celebrata sin dal passato in tante opere per la sua vitalità: Strabone (Geografia, Libro V, 48) descrive il paesaggio d’età augustea: “[..] tutto il golfo è trapunto da città, edifici, piantagioni, così uniti fra loro, da sembrare (dal mare) un’unica metropoli”. Questa terra rigogliosa e ricca è stata lodata nelle opere di Virgilio, Plinio, Seneca, Columella, Catone ed altri che apprezzarono le terre vesuviane per i giardini, le sontuose ville di cui Pompei ne è la testimonianza per la coltivazione sia fruttorticola che vinicola. Lo stesso Marziale (I sec d.C.) scrisse: «Haec iuga quam Nysae colles plus Bacchus amavit» (Bacco amò queste colline piú delle native colline di Nisa) a sottolineare la fertilità di terre tanto generose da fornire allora le uve da cui oggi si producono numerosi vini a marchio protetto. A proposito di vino, va detto che nei campi vesuviani è rimasto tuttora vivo l’antico culto latino per il vino. Infatti fino ai 400-500 m di altura domina la vite. Alle falde del vulcano sono coltivate l’uva Falanghina del Vesuvio, la Coda di Volpe (chiamata localmente Caprettone) e il Piedirosso del Vesuvio, dalle quali si ricava il famoso Lacryma Christi, un vino dall’odore gradevolmente vinoso e dal sapore secco e aromatico. Un cenno particolare va fatto all’ uva Catalanesca, ottima uva da tavola per la sua polpa carnosa e zuccherina, che si coltiva in piccole quantità per lo più alle falde del Monte Somma. Da essa se ne ricava un vino singolare dal colore opaco e retrogusto forte.
L’agricoltura vesuviana, grazie al suolo lavico ricco di minerali quali silicio, ferro, fosforo e potassio, all’ottimo drenaggio, alla scarsità di sostanza organica assimilabile ed al clima mediterraneo, se da un lato è caratterizzata da rese di produzione basse, è da considerarsi unica per varietà di produzioni e per originalità di sapori. Per la frutticoltura costituiscono prodotti tipici le albicocche e le ciliegie, di cui se ne annoverano antiche varietà. Tra le circa quaranta specie di albicocche esistenti le più conosciute sono la Pellecchiella, che è considerata la migliore per il suo gusto particolarmente dolce e per la compattezza della polpa, la Boccuccia liscia di sapore agrodolce e la Boccuccia spinosa, così detta per la buccia meno liscia, la Cafona e la Carpone con sapore zuccherino. Tra le altre cultivar, tutte molto gustose, sono da ricordare: Baracca, Vitillo, Panzona, San Francisco, Prevete Bello, Fracasso, Stradona, Prete, Pazza, Palummella, San Castrese, Portici, Ceccona e le Taviello. Le ciliege, meno numerose, sono coltivate per lo più alle falde del Monte Somma. Tra le più famose ricordiamo la ciliegia Malizia, con polpa rossa e consistente dal gusto succoso e aromatico, la Seconda Nera con polpa molto scura e la ciliegia del Monte che è considerata la migliore da tavola: ha colore giallo e rosso e la polpa è chiara, succosa e profumata. Altre pregiate colture frutticole sono rappresentate dai fichi, arance, limoni, mela-cotogne. Merita rilievo la presenza di un discreto numero di varietà di piante di ulivo.
Altro prodotto tipico degno di nota è il famoso pomodorino del piennolo del Vesuvio D.O.P.; si tratta di bacche di pomodoro di piccole dimensioni, tondeggianti, con una caratteristica punta alla base e hanno un sapore dolce-acidulo dovuto alla particolare concentrazione di zuccheri e sali minerali. Nella tradizione contadina essi vengono raccolti in estate e conservati legati ad uno spago attorcigliato a cerchio(pomodori da serbo). Riposti in luoghi asciutti e lontano dai raggi del sole, maturano lentamente, conservando la polpa gustosa e succulenta, protetta dalla buccia che appassisce. I grappoli di pomodorini così raccolti sono detti piennoli , la cui versatilità gastronomica sta conoscendo nuova vita negli ultimi anni.
Tra le colture orticole sono da segnalare, oltre a fave, piselli, zucchine, cavolfiori, i cosiddetti friariélli, broccoli dal gusto forte ed amarognolo che nella cucina napoletana sono l’ideale per condire pasta, carne o la stessa pizza i quali, stanno riscuotendo sempre maggior successo per la versatilità di preparazioni gastronomiche possibili.
Oggi la condizione in cui si trova la produzione agricola è migliorata dopo una fase di stallo durata decenni; dopo l’abbandono delle campagne verso le città, si sta registrando un’inversione di tendenza mossa dal desiderio di riscoperta di sapori antichi e spinti da una sempre più dilagante omologazione dell’offerta agroalimentare. Ciò sta favorendo il ritorno al cibo lento, permettendone di rivalutare sia le potenzialità culinarie che le ricadute positive che tali riscoperte potrebbero avere sul comparto agroalimentare in termini occupazionali e produttivi.
Con il continuo mutare delle esigenze di mercato, e volendo perseguire una logica di maggiore considerazione del settore primario, ci si deve porre come presupposto quello di accorciare la filiera produttore-consumatore saltando i passaggi dell’intermediazione. Su questo concetto prende spunto la nostra filosofia produttiva, improntata sull’idea di porsi come produttore di alcune materie prime autoctone, trasformatore e distributore delle stesse, in modo da unire i due vertici della filiera senza aggiungere passaggi di mano che graverebbero solo ed esclusivamente al portafogli del consumatore finale.
Per poter realizzare tale progetto è necessario un piano di investimento e recupero dei terreni agricoli disponibili, fatto che è reso complicato in quanto ci si trova in un territorio in cui i fondi agricoli sono estremamente parcellizzati, difficilmente raggiungibili ed impiantati con colture caratterizzate da scarse rese di produzione.
E’ auspicabile che in un futuro prossimo la presa di coscienza collettiva che un’agroalimentare di alta qualità, con prodotti di provenienza nota e certificata, a prezzi assolutamente nella norma, possa fungere da volano per rimettere in moto un comparto limitato anche da carenze di organico: se si pensa solo al settore primario, l’età media dei pochi agricoltori rimasti è oltre i 45 anni mentre se si pensa ad un settore conserviero che trasformi in loco i prodotti autoctoni, esercitando inoltre un’azione di marketing, commercializzazione ed informazione circa il dietro le quinte che caratterizza ogni singolo prodotto finito, non si annoverano precedenti degni di nota nella nostra zona. Un motivo in più per provarci e crederci convintamente.